GIOVANNI BELLINI E I BELLINIANI: L'EREDITÀ DI UN GRANDE MAESTRO NEL TERRITORIO
Giovanni Bellini (Venezia, 1430/1435 circa – 26 novembre 1516) è stato il capostipite della pittura veneta del Rinascimento e ha rappresentato un punto di riferimento per molti dei più importanti pittori attivi a Venezia tra Quattro e Cinquecento. Ha compiuto un percorso artistico tra i più lunghi che si possono osservare in un grande artista, passando dalla pittura tardogotica del padre a quella tonale di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 circa – Venezia, 1510). Tuttavia un aspetto un po' trascurato negli studi su questo grande maestro è la diffusa ricaduta della sua arte sul territorio, intendendo con quest'ultimo termine le realtà socioculturali più provinciali e per ciò ritenute più arretrate, ma che non di rado sanno esprimere declinazioni insospettabilmente originali dell'arte che si produce nei grandi centri culturali. Nel caso in questione ciò si deve alla schiera piuttosto folta di allievi, collaboratori e seguaci che Giovanni Bellini ha avuto durante la sua lunga carriera artistica. Di questi autori, che chiamiamo belliniani, ci sono ancora molti aspetti sui quali far luce e in modo particolare sull'attività e il ruolo da loro svolti nella bottega del maestro. Quello che conosciamo meglio, invece, è l'attività da loro svolta sul territorio, grazie anche a testimonianze documentarie, dirette e indirette, che ha permesso al linguaggio artistico di Giovanni Bellini di radicarsi diffusamente sui domini della Serenissima, dalla Lombardia al Friuli, dalla Romagna al Cadore, con diversi accenti espressivi e qualità poetiche. In molte delle loro opere si ritrovano soluzioni compositive replicate del maestro, al punto tale che in alcuni casi queste versioni permettono di ricostruire i modelli originari del maestro a noi non pervenuti, come per la Sacra Conversazione della Pierpont Morgan Library di New York la cui Vergine con il Bambino la si ritrova in decine di dipinti di scuola belliniana e replicata, tra gli altri, anche dal giovane Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) (figg. 1-2). Leggi l'articolo
LA SPAZIALITÀ NELLA PITTURA VENETA. DALLA PROSPETTIVA CROMATICA ALLA CAMERA OTTICA
La capacità di rappresentare illusionisticamente la profondità spaziale è uno dei caratteri fondamentali che segnano l'inizio della civiltà figurativa rinascimentale. Sappiamo che il primo sistema, alla base dei successivi sviluppi, fu quello prospettico lineare basato sul punto di fuga elaborato da Filippo Brunelleschi (1377 – 1446 inotrno al 1416.
La pittura veneta, e veneziana in particolare, dovette attendere diversi decenni prima che il nuovo linguaggio figurativo rinascimentale in toscana, grazie al soggiorno di Donatello (1386 – 1466) a Padova tra il 1443 e il 1453, cominciasse a diffondersi in Veneto e nel nord Italia. Venezia, più legata di Padova alla tradizione figurativa bizantina, dovette attendere Giovanni Bellini (1430 circa – 1516) per avere il suo primo artista rinascimentale, il quale però, dopo essersi emancipato dall'influsso tardogotico del padre Jacopo (1400 circa – 1470/'71) grazie all'esempio del cognato Andrea Mantega (1431 – 1506), cominciò a elaborare un metodo di rappresentazione spaziale nuovo e complementare a quello geometrico lineare toscano: la cosiddetta prospettiva cromatica. Leggi l'articolo
IL "PARAGONE DELLE ARTI" A VENEZIA, TRA MITO E REALTÀ
In un celebre passo delle Le vite de' più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani Giorgio Vasari, nella biografia che egli dedica a Giorgione, racconta come l'artista di Castelfranco "ragionando con alcuni scultori nel tempo che Andrea Verrocchio faceva il cavallo di bronzo, che volevano, perchè la scultura mostrava in una figura sola diverse positure e vedute girandogli attorno, che per questo avanzasse la pittura, che non mostrava in una figura se non una parte sola;... Dipinse uno ignudo che voltava le spalle ed aveva in terra una fonte d'acqua limpidissima, nella quale fece dentro per riverberazione la parte dinanzi; da un de' lati era un corsaletto brunito che s'era spogliato, nel quale era il profilo manco, perchè nel lucido di quell'arme si scorgeva ogni cosa; dall'altra parte era uno specchio che drento vi era l'altro lato di quello ignudo; cosa di bellissimo ghiribizzo e capriccio,... e mostrava in una vista sola del naturale più che non fa la scultura:..." Leggi l'articolo
LA GONDOLA: UN SIMBOLO DI VENEZIA TRA STORIA E MITO
La gondola è una delle più celebri imbarcazioni del mondo, eppure si conosce pochissimo della sua origine, a cominciare dal nome. Risalendo indietro nella storia sappiamo che già ai tempi dei Goti di Teodorico, il suo segretario Cassiodoro ci testimonia nel 538 come i veneziani tenessero legate presso le loro case, come fossero animali domestici, le barche che usavano per spostarsi. Il nome di tale imbarcazione compare per la prima volta in un documento del 1094 in cui in una pergamena si legge il termine "gundula". Questo nome però lo ritroviamo utilizzato nei secoli successivi non soltanto per la sottile e agile imbarcazione che conosciamo, ma anche in riferimento a barche diverse. La sua prima raffigurazione a noi nota, invece, risale al 1486 nella pubblicazione della Peregrinatio in Terram Sanctam del canonico tedesco Bernhard von Breydenbach in cui è descritto il bacino di San Marco con le sue caratteristiche imbarcazioni. Leggi l'articolo
IL SANTUARIO DEI SANTI VITTORE E CORONA
Il santuario dedicato ai santi Vittore e Corona che si erge sulle pendici del monte Miesna in località Anzù, presso Feltre, è uno dei monumenti medievali più suggestivi e importanti del Veneto. La sua edificazione avvenne in un periodo piuttosto breve per quei tempi, compreso tra il 1096 e il 1101. La prima data corrisponde a quella della morte di Giovanni da Vidor, che era stato uomo d'armi al servizio di Enrico IV di Franconia, dal 1084 imperatore del Sacro Romano Impero. La sua morte diede probabilmente inizio alla costruzione dell'edificio che, con le successive trasformazioni lungo i secoli, è giunto fino a noi e in cui il condottiero venne sepolto. Leggi l'articolo
LA RELIGIOSITÀ POPOLARE IN VENETO
Nel definire la "religiosità popolare" come quella che si esprime, quasi spontaneamente, nel comune sentimento collettivo verso la religione cattolica, i suoi simboli, i suoi riti e le sue credenze, non c'è nessun intento svalutativo rispetto alla religiosità, razionalmente mediata, delle persone colte e dei teologi. Leggi l'articolo
BREVI NOTE SULLA PALA D'ALTARE NEL CINQUECENTO
Opera d'arte sacra per eccellenza in cui ci imbattiamo nei luoghi di culto è la pala d'altare. Per un pittore del Cinquecento la realizzazione di una pala, tra le tante altre commissioni ricevute, era sicuramente una delle più importanti e appaganti, perché si trattava di un'opera a carattere pubblico, destinata all'altare della chiesa, e contribuiva a creare il successo, il prestigio della sua bottega e a farsi conoscere (ancora di più se era collocata nell'altar maggiore della chiesa principale). Per una affermata e attiva bottega di pittori, il confronto con questa tipologia di opera era un passaggio obbligato e permetteva al pittore di cimentarsi con una materia sacra e il suo vasto repertorio, sottoposto a varianti, ma che spesso seguiva una consolidata tradizione. Leggi l'articolo
LE VILLE NEL PAESAGGIO VENETO
Il paesaggio veneto non è pensabile senza le ville padronali che ne costellano la pianura e la collina. Proprio come non è pensabile la valle della Loira, in Francia, senza le principesche dimore che la caratterizzano. Queste ultime appaiono al visitatore nell'imponenza di un'architettura solenne, che si impone sul contesto ambientale circostante, distaccandosene e, per così dire, dominandolo. Le ville venete, invece, sono del tutto immerse nell'ambiente, ne connotano il tessuto senza interromperne la discreta e gradevole continuità. Leggi l'articolo
IL RUDERE DELL'ANTICA CASA COLONICA RACCONTA
Sulla zona dove fioriva il verde rigoglioso, ora si è imposto l'arido espandersi della cementificazione e l'antica casa colonica ivi ubicata, ormai abbandonata e in rovina, cade pezzo dopo pezzo, soffocata dall'assedio di nuove costruzioni. Da alcune tipiche tracce architettoniche ancora visibili, si intuisce che essa possa essere sorta, in tempi remoti, come cenobio di monaci oranti ed operosi, al centro della vasta plaga da essi poi dissodata. Ciò sembra confermato anche da qualche segno sbiadito di vetusti affreschi sacri rimasto su qualche muro cadente. Leggi l'articolo
IL PAESAGGIO NELL'OPERA DI ANTONELLO DA MESSINA: L'INTERMEZZO VENEZIANO
Il San Girolamo nello studio della National Gallery di Londra è uno dei dipinti più celebri di Antonello da Messina (1430 circa - 1479): rappresenta il santo inserito in uno studiolo ligneo, che a sua volta si trova sotto un ampio edificio dalle volte gotiche a crociera sostenute da pilastri; a questo spazio si accede attraverso un arco di stile catalano.
VENEZIA E LEONARDO. ALLE ORIGINI DELLA "MANIERA MODERNA"
La mostra alle Gallerie dell'Accademia di Venezia ancora aperta fino a domenica 1 dicembre, che presenta più di cinquanta disegni del maestro toscano, ci da l'occasione per accennare brevemente ad uno dei temi più affascinanti, controversi e misteriosi di tutta la storia dell'arte: il rapporto della pittura veneta con Leonardo. Vasari per primo inquadra la questione nelle sue Vite ponendo in evidente rapporto di subordinazione la nascita della pittura veneta del Rinascimento maturo, quella da lui definita la "maniera moderna", al passaggio di Leonardo nel capoluogo lagunare, alla cui opera si sarebbe ispirato Giorgione, capofila della nuova pittura veneziana del XVI secolo. Leggi l'articolo
RIFLESSIONI ACCANTO AL PIAVE
Un tempo ormai lontano, avendone l'opportunità per la vicinanza alla scuola nella quale prestavo servizio, talvolta durante la pausa pranzo facevo qualche breve puntata nella macchia della golena del Piave, entro la vasta ansa del fiume a ridosso del Montello. Era come trovarsi in un luogo magico, su una sterminata pietraia che racconta la primordiale storia del pianeta, in un silenzio e una solitudine totali, entro una natura un po' selvaggia, incontaminata, ambito propizio alla meditazione sulle problematiche che più mi stavano a cuore. Accanto al fiume che è stato ed è arteria vitale per una notevole parte del Veneto, la mente non poteva restare indifferente: era come trovarsi fianco a fianco ad un vecchio, grande, provvido tutore. Leggi l'articolo
SUL TERMINE "CULTURA"
Se questo portale internet intende coltivare il rapporto tra Veneto e Cultura, non sembrerà inutile qualche considerazione sul secondo termine di questo rapporto. Ci si può domandare infatti: quali realtà dell'area veneta verranno prese in considerazione in questo luogo della comunicazione globale? La gran parte di chi avrà occasione di venire a contatto con il titolo che lo denota, di fronte al temine "cultura" andrà immediatamente col pensiero ai "prodotti" dell'attività culturale usufruibili dal grande pubblico: opere d'arte, libri, spettacoli. Ma la cultura si identifica soltanto con queste opere? O è qualcosa di più ampio e, in certo senso, di più profondo? Leggi l'articolo
LA MODA AI TEMPI DELLA SERENISSIMA.
NOTE SUGLI HABITI ANTICHI ET MODERNI DI CESARE VECELLIO
Cesare Vecellio (1521circa - 1601) è stato non solo un pittore ma anche un artista coinvolto nel settore dell'incisione. Cugino di secondo grado del più celebre Tiziano, è famoso negli studi storico-artistici per aver realizzato l'enciclopedico volume Habiti antichi et moderni: gli Habiti del Vecellio sono un ampio trattato illustrato sul costume, che nella prima edizione (stampata a Venezia da Damiano Zenaro nel 1590) comprende oltre 400 incisioni xilografiche di abiti di Europa, Asia e Africa, a partire da quelli dei romani antichi, mentre la seconda (stampata a Venezia dall'editore Sessa nel 1598) risulta accresciuta di 75 incisioni, tra cui 20 dedicate ai costumi degli abitanti delle Americhe, diventando così Habiti antichi et moderni di tutto il mondo.
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LA TELA DELLA VENERE NUDA CHE DORME IN UNO PAESE…".
GIORGIONE E LE ORIGINI DI UN MODELLO
PER UN POSSIBILE SENSO O SIGNIFICATO DELLA POSTUMIA.
PAESAGGI DI TRANSITO
LE STORIE DI SANT'ORSOLA DI TOMASO DA MODENA.
BREVE CRONACA DI UN EROICO SALVATAGGIO
IL PAESAGGIO NELL'ARTE.
L'IDEA DI NATURA NELLA PITTURA VENETA DAL GOTICO AL RINASCIMENTO
COME MUTA IL MESTIERE DI NOMADE.
CLAUDIA AUGUSTA ALTINATE: STRADA VERA, PRESUNTA O SOGNATA?
Giovanni Bellini (Venezia, 1430/1435 circa – 26 novembre 1516) è stato il capostipite della pittura veneta del Rinascimento e ha rappresentato un punto di riferimento per molti dei più importanti pittori attivi a Venezia tra Quattro e Cinquecento. Ha compiuto un percorso artistico tra i più lunghi che si possono osservare in un grande artista, passando dalla pittura tardogotica del padre a quella tonale di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 circa – Venezia, 1510). Tuttavia un aspetto un po' trascurato negli studi su questo grande maestro è la diffusa ricaduta della sua arte sul territorio, intendendo con quest'ultimo termine le realtà socioculturali più provinciali e per ciò ritenute più arretrate, ma che non di rado sanno esprimere declinazioni insospettabilmente originali dell'arte che si produce nei grandi centri culturali. Nel caso in questione ciò si deve alla schiera piuttosto folta di allievi, collaboratori e seguaci che Giovanni Bellini ha avuto durante la sua lunga carriera artistica. Di questi autori, che chiamiamo belliniani, ci sono ancora molti aspetti sui quali far luce e in modo particolare sull'attività e il ruolo da loro svolti nella bottega del maestro. Quello che conosciamo meglio, invece, è l'attività da loro svolta sul territorio, grazie anche a testimonianze documentarie, dirette e indirette, che ha permesso al linguaggio artistico di Giovanni Bellini di radicarsi diffusamente sui domini della Serenissima, dalla Lombardia al Friuli, dalla Romagna al Cadore, con diversi accenti espressivi e qualità poetiche. In molte delle loro opere si ritrovano soluzioni compositive replicate del maestro, al punto tale che in alcuni casi queste versioni permettono di ricostruire i modelli originari del maestro a noi non pervenuti, come per la Sacra Conversazione della Pierpont Morgan Library di New York la cui Vergine con il Bambino la si ritrova in decine di dipinti di scuola belliniana e replicata, tra gli altri, anche dal giovane Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) (figg. 1-2). Leggi l'articolo
1. Bottega di Giovanni Bellini
Sacra Conversazione tempera su tavola trasferita su tela, 76,8x112,7 cm, New York, Pierpont Morgan Library
Sacra Conversazione tempera su tavola trasferita su tela, 76,8x112,7 cm, New York, Pierpont Morgan Library
2. Lorenzo Lotto
Sacra Conversazione olio su tela, 55x87 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
Sacra Conversazione olio su tela, 55x87 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
La capacità di rappresentare illusionisticamente la profondità spaziale è uno dei caratteri fondamentali che segnano l'inizio della civiltà figurativa rinascimentale. Sappiamo che il primo sistema, alla base dei successivi sviluppi, fu quello prospettico lineare basato sul punto di fuga elaborato da Filippo Brunelleschi (1377 – 1446 inotrno al 1416.
La pittura veneta, e veneziana in particolare, dovette attendere diversi decenni prima che il nuovo linguaggio figurativo rinascimentale in toscana, grazie al soggiorno di Donatello (1386 – 1466) a Padova tra il 1443 e il 1453, cominciasse a diffondersi in Veneto e nel nord Italia. Venezia, più legata di Padova alla tradizione figurativa bizantina, dovette attendere Giovanni Bellini (1430 circa – 1516) per avere il suo primo artista rinascimentale, il quale però, dopo essersi emancipato dall'influsso tardogotico del padre Jacopo (1400 circa – 1470/'71) grazie all'esempio del cognato Andrea Mantega (1431 – 1506), cominciò a elaborare un metodo di rappresentazione spaziale nuovo e complementare a quello geometrico lineare toscano: la cosiddetta prospettiva cromatica. Leggi l'articolo
Giovanni Bellini,
Orazione nell'orto tempera su tavola 81x127 cm, Londra, National Gallery
Orazione nell'orto tempera su tavola 81x127 cm, Londra, National Gallery
IL "PARAGONE DELLE ARTI" A VENEZIA, TRA MITO E REALTÀ
In un celebre passo delle Le vite de' più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani Giorgio Vasari, nella biografia che egli dedica a Giorgione, racconta come l'artista di Castelfranco "ragionando con alcuni scultori nel tempo che Andrea Verrocchio faceva il cavallo di bronzo, che volevano, perchè la scultura mostrava in una figura sola diverse positure e vedute girandogli attorno, che per questo avanzasse la pittura, che non mostrava in una figura se non una parte sola;... Dipinse uno ignudo che voltava le spalle ed aveva in terra una fonte d'acqua limpidissima, nella quale fece dentro per riverberazione la parte dinanzi; da un de' lati era un corsaletto brunito che s'era spogliato, nel quale era il profilo manco, perchè nel lucido di quell'arme si scorgeva ogni cosa; dall'altra parte era uno specchio che drento vi era l'altro lato di quello ignudo; cosa di bellissimo ghiribizzo e capriccio,... e mostrava in una vista sola del naturale più che non fa la scultura:..." Leggi l'articolo
LA GONDOLA: UN SIMBOLO DI VENEZIA TRA STORIA E MITO
La gondola è una delle più celebri imbarcazioni del mondo, eppure si conosce pochissimo della sua origine, a cominciare dal nome. Risalendo indietro nella storia sappiamo che già ai tempi dei Goti di Teodorico, il suo segretario Cassiodoro ci testimonia nel 538 come i veneziani tenessero legate presso le loro case, come fossero animali domestici, le barche che usavano per spostarsi. Il nome di tale imbarcazione compare per la prima volta in un documento del 1094 in cui in una pergamena si legge il termine "gundula". Questo nome però lo ritroviamo utilizzato nei secoli successivi non soltanto per la sottile e agile imbarcazione che conosciamo, ma anche in riferimento a barche diverse. La sua prima raffigurazione a noi nota, invece, risale al 1486 nella pubblicazione della Peregrinatio in Terram Sanctam del canonico tedesco Bernhard von Breydenbach in cui è descritto il bacino di San Marco con le sue caratteristiche imbarcazioni. Leggi l'articolo
Raffigurazione del bacino di San Marco in una delle incisioni di Erhard Reuwich che corredano il volume Peregrinatio in Terram Sanctam di Bernhard von Breydenbach (particolare)
IL SANTUARIO DEI SANTI VITTORE E CORONA
Il santuario dedicato ai santi Vittore e Corona che si erge sulle pendici del monte Miesna in località Anzù, presso Feltre, è uno dei monumenti medievali più suggestivi e importanti del Veneto. La sua edificazione avvenne in un periodo piuttosto breve per quei tempi, compreso tra il 1096 e il 1101. La prima data corrisponde a quella della morte di Giovanni da Vidor, che era stato uomo d'armi al servizio di Enrico IV di Franconia, dal 1084 imperatore del Sacro Romano Impero. La sua morte diede probabilmente inizio alla costruzione dell'edificio che, con le successive trasformazioni lungo i secoli, è giunto fino a noi e in cui il condottiero venne sepolto. Leggi l'articolo
LA RELIGIOSITÀ POPOLARE IN VENETO
Nel definire la "religiosità popolare" come quella che si esprime, quasi spontaneamente, nel comune sentimento collettivo verso la religione cattolica, i suoi simboli, i suoi riti e le sue credenze, non c'è nessun intento svalutativo rispetto alla religiosità, razionalmente mediata, delle persone colte e dei teologi. Leggi l'articolo
BREVI NOTE SULLA PALA D'ALTARE NEL CINQUECENTO
Opera d'arte sacra per eccellenza in cui ci imbattiamo nei luoghi di culto è la pala d'altare. Per un pittore del Cinquecento la realizzazione di una pala, tra le tante altre commissioni ricevute, era sicuramente una delle più importanti e appaganti, perché si trattava di un'opera a carattere pubblico, destinata all'altare della chiesa, e contribuiva a creare il successo, il prestigio della sua bottega e a farsi conoscere (ancora di più se era collocata nell'altar maggiore della chiesa principale). Per una affermata e attiva bottega di pittori, il confronto con questa tipologia di opera era un passaggio obbligato e permetteva al pittore di cimentarsi con una materia sacra e il suo vasto repertorio, sottoposto a varianti, ma che spesso seguiva una consolidata tradizione. Leggi l'articolo
LE VILLE NEL PAESAGGIO VENETO
Il paesaggio veneto non è pensabile senza le ville padronali che ne costellano la pianura e la collina. Proprio come non è pensabile la valle della Loira, in Francia, senza le principesche dimore che la caratterizzano. Queste ultime appaiono al visitatore nell'imponenza di un'architettura solenne, che si impone sul contesto ambientale circostante, distaccandosene e, per così dire, dominandolo. Le ville venete, invece, sono del tutto immerse nell'ambiente, ne connotano il tessuto senza interromperne la discreta e gradevole continuità. Leggi l'articolo
IL RUDERE DELL'ANTICA CASA COLONICA RACCONTA
Sulla zona dove fioriva il verde rigoglioso, ora si è imposto l'arido espandersi della cementificazione e l'antica casa colonica ivi ubicata, ormai abbandonata e in rovina, cade pezzo dopo pezzo, soffocata dall'assedio di nuove costruzioni. Da alcune tipiche tracce architettoniche ancora visibili, si intuisce che essa possa essere sorta, in tempi remoti, come cenobio di monaci oranti ed operosi, al centro della vasta plaga da essi poi dissodata. Ciò sembra confermato anche da qualche segno sbiadito di vetusti affreschi sacri rimasto su qualche muro cadente. Leggi l'articolo
IL PAESAGGIO NELL'OPERA DI ANTONELLO DA MESSINA: L'INTERMEZZO VENEZIANO
Il San Girolamo nello studio della National Gallery di Londra è uno dei dipinti più celebri di Antonello da Messina (1430 circa - 1479): rappresenta il santo inserito in uno studiolo ligneo, che a sua volta si trova sotto un ampio edificio dalle volte gotiche a crociera sostenute da pilastri; a questo spazio si accede attraverso un arco di stile catalano.
Antonello da Messina, San Girolamo nello studio, 1474-1475, olio su tavola 45,7x36,2 cm, Londra, National Gallery
Risulta evidente la sintesi del linguaggio fiammingo e di quello italiano: lo stile fiammingo è presente nella cura e nell'attenzione di tutti i particolari (le file di piastrelle valenzane in prospettiva, la natura morta dei libri del santo nello scaffale dello studio e nello scrittoio) e soprattutto nei due minutissimi paesaggi alle finestre, un capolavoro di precisione, simili a delle miniature – considerando che le due finestrelle misurano circa 4 per 3 centimetri. Il paesaggio che si vede attraverso la finestra sulla sinistra è avvicinabile a quello della Crocifissione di Anversa e a quello dell'Annunciazione di Siracusa, e può considerarsi una sorta di omaggio ai minuziosi paesaggi fiamminghi. Leggi l'articolo
VENEZIA E LEONARDO. ALLE ORIGINI DELLA "MANIERA MODERNA"
La mostra alle Gallerie dell'Accademia di Venezia ancora aperta fino a domenica 1 dicembre, che presenta più di cinquanta disegni del maestro toscano, ci da l'occasione per accennare brevemente ad uno dei temi più affascinanti, controversi e misteriosi di tutta la storia dell'arte: il rapporto della pittura veneta con Leonardo. Vasari per primo inquadra la questione nelle sue Vite ponendo in evidente rapporto di subordinazione la nascita della pittura veneta del Rinascimento maturo, quella da lui definita la "maniera moderna", al passaggio di Leonardo nel capoluogo lagunare, alla cui opera si sarebbe ispirato Giorgione, capofila della nuova pittura veneziana del XVI secolo. Leggi l'articolo
RIFLESSIONI ACCANTO AL PIAVE
Un tempo ormai lontano, avendone l'opportunità per la vicinanza alla scuola nella quale prestavo servizio, talvolta durante la pausa pranzo facevo qualche breve puntata nella macchia della golena del Piave, entro la vasta ansa del fiume a ridosso del Montello. Era come trovarsi in un luogo magico, su una sterminata pietraia che racconta la primordiale storia del pianeta, in un silenzio e una solitudine totali, entro una natura un po' selvaggia, incontaminata, ambito propizio alla meditazione sulle problematiche che più mi stavano a cuore. Accanto al fiume che è stato ed è arteria vitale per una notevole parte del Veneto, la mente non poteva restare indifferente: era come trovarsi fianco a fianco ad un vecchio, grande, provvido tutore. Leggi l'articolo
SUL TERMINE "CULTURA"
Se questo portale internet intende coltivare il rapporto tra Veneto e Cultura, non sembrerà inutile qualche considerazione sul secondo termine di questo rapporto. Ci si può domandare infatti: quali realtà dell'area veneta verranno prese in considerazione in questo luogo della comunicazione globale? La gran parte di chi avrà occasione di venire a contatto con il titolo che lo denota, di fronte al temine "cultura" andrà immediatamente col pensiero ai "prodotti" dell'attività culturale usufruibili dal grande pubblico: opere d'arte, libri, spettacoli. Ma la cultura si identifica soltanto con queste opere? O è qualcosa di più ampio e, in certo senso, di più profondo? Leggi l'articolo
LA MODA AI TEMPI DELLA SERENISSIMA.
NOTE SUGLI HABITI ANTICHI ET MODERNI DI CESARE VECELLIO
Cesare Vecellio (1521circa - 1601) è stato non solo un pittore ma anche un artista coinvolto nel settore dell'incisione. Cugino di secondo grado del più celebre Tiziano, è famoso negli studi storico-artistici per aver realizzato l'enciclopedico volume Habiti antichi et moderni: gli Habiti del Vecellio sono un ampio trattato illustrato sul costume, che nella prima edizione (stampata a Venezia da Damiano Zenaro nel 1590) comprende oltre 400 incisioni xilografiche di abiti di Europa, Asia e Africa, a partire da quelli dei romani antichi, mentre la seconda (stampata a Venezia dall'editore Sessa nel 1598) risulta accresciuta di 75 incisioni, tra cui 20 dedicate ai costumi degli abitanti delle Americhe, diventando così Habiti antichi et moderni di tutto il mondo.
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LA TELA DELLA VENERE NUDA CHE DORME IN UNO PAESE…".
GIORGIONE E LE ORIGINI DI UN MODELLO
PER UN POSSIBILE SENSO O SIGNIFICATO DELLA POSTUMIA.
PAESAGGI DI TRANSITO
LE STORIE DI SANT'ORSOLA DI TOMASO DA MODENA.
BREVE CRONACA DI UN EROICO SALVATAGGIO
L'IDEA DI NATURA NELLA PITTURA VENETA DAL GOTICO AL RINASCIMENTO
CLAUDIA AUGUSTA ALTINATE: STRADA VERA, PRESUNTA O SOGNATA?