GIOVANNI BELLINI E I BELLINIANI: L'EREDITÀ DI UN GRANDE MAESTRO NEL TERRITORIO
Giovanni Bellini (Venezia, 1430/1435 circa – 26 novembre 1516) è stato il capostipite della pittura veneta del Rinascimento e ha rappresentato un punto di riferimento per molti dei più importanti pittori attivi a Venezia tra Quattro e Cinquecento. Ha compiuto un percorso artistico tra i più lunghi che si possono osservare in un grande artista, passando dalla pittura tardogotica del padre a quella tonale di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 circa – Venezia, 1510). Tuttavia un aspetto un po' trascurato negli studi su questo grande maestro è la diffusa ricaduta della sua arte sul territorio, intendendo con quest'ultimo termine le realtà socioculturali più provinciali e per ciò ritenute più arretrate, ma che non di rado sanno esprimere declinazioni insospettabilmente originali dell'arte che si produce nei grandi centri culturali. Nel caso in questione ciò si deve alla schiera piuttosto folta di allievi, collaboratori e seguaci che Giovanni Bellini ha avuto durante la sua lunga carriera artistica. Di questi autori, che chiamiamo belliniani, ci sono ancora molti aspetti sui quali far luce e in modo particolare sull'attività e il ruolo da loro svolti nella bottega del maestro. Quello che conosciamo meglio, invece, è l'attività da loro svolta sul territorio, grazie anche a testimonianze documentarie, dirette e indirette, che ha permesso al linguaggio artistico di Giovanni Bellini di radicarsi diffusamente sui domini della Serenissima, dalla Lombardia al Friuli, dalla Romagna al Cadore, con diversi accenti espressivi e qualità poetiche. In molte delle loro opere si ritrovano soluzioni compositive replicate del maestro, al punto tale che in alcuni casi queste versioni permettono di ricostruire i modelli originari del maestro a noi non pervenuti, come per la Sacra Conversazione della Pierpont Morgan Library di New York la cui Vergine con il Bambino la si ritrova in decine di dipinti di scuola belliniana e replicata, tra gli altri, anche dal giovane Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) (figg. 1-2).
Raramente si trova nella storia dell'arte una diffusione tanto capillare, sia pur variata da tanti artisti diversi, del linguaggio di un grande maestro che contribuisce, anche per questa via, a fondare l'identità artistico-pittorica di un territorio così vasto qual'era la Serenissima nel periodo della sua massima espansione.
Prendendo brevemente in considerazione questi autori non possiamo che partire da uno dei suoi più stretti collaboratori, nonchè erede della sua bottega alla morte del maestro: Vittore di Matteo (1456 circa – 1529), lui stesso definitosi "Belliniano". Vittore Belliniano presenta una cifra stilistica marcatamente espressiva nella quale la stesura pittorica si fa nervosa e discontinua. Sul piano compositivo non si allontanerà troppo dai dipinti che Giovanni replicherà spesso, con la collaborazione della bottega, per rispondere alle numerose committenze, per la maggior parte di natura privata. Tra i soggetti più rappresentati le sacre conversazioni in formato di mezza figura saranno riprese e variate in numerosi esemplari alcuni dei quali di insospettata qualità, come è il caso, ad esempio, di questo bel dipinto di ubicazione ignota (fig. 3).
Che Vittore Belliniano fosse al suo tempo un artista piuttosto considerato lo dimostra il fatto di essere stato chiamato, assime a Carpaccio e Lazzaro Bastiani, a far parte di una commissione che doveva dirimere una contesa relativa all'adeguato compenso da pagare a Giorgione per la sua realizzazione degli affreschi del Fondaco dei Tedeschi realizzati nel 1508. L'artista, dopo aver ereditato la bottega del maestro alla sua morte, continuerà a dipingere seguendo con ossequio i modi del caposcuola veneziano, ma venendo inevitabilmente emarginato dal nuovo corso preso dalla pittura veneta a inizio Cinquecento con Giorgione prima e Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576) poi.
Altro importante collaboratore nella bottega di Giovanni Bellini fu Rocco Marconi (documentato a Venezia dal 1504 al 1529), probabilmente l'artista di maggior talento tra gli autori di scuola belliniana, il quale, una volta uscito dalla bottega del maestro alla morte di questi, cambierà decisamente stile aderendo ai modi di Palma il Vecchio (Serina, 1480 circa – Venezia, 1528). Anche lui si confronta, come Vittore Belliniano e tanti altri artisti veneti del tempo, con il tema della sacra conversazione a mezza figura, della quale si conoscono notevoli realizzazioni come quella qui riprodotta (fig. 4).
Al di là dei veri e propri collaboratori della bottega, molti altri autori hanno frequentato quell'ambiente e lì si sono formati artisticamente, operando poi nei territori sotto il dominio della Serenissima e diffondendo molti aspetti dell'arte di Giovanni Bellini che diventano, come già ricordato, sostrato comune della cultura pittorica veneta a cavallo tra XV e XVI secolo.
In Lombardia Andrea Previtali (Berbenno, 1480 circa – Bergamo, 1528), che risulta presente a Venezia nella bottega di Giovanni Bellini nel 1502 e che dopo il suo ritorno a Bergamo guarderà ben presto all'esempio di Lorenzo Lotto, i pittori originari di Santacroce, Francesco di Simone (1470/1475 circa – Venezia, 1508), Girolamo Galizzi (1480 circa – 1556) e Francesco Rizzo (attivo dal 1507 – 1545), gli ultimi due instancabili epigoni dello stile di Bellini, a cui si deve aggiungere Alessandro Oliverio (1500 circa – 1540 circa) spesso confuso con questi ultimi, tutti operosi anche nell'entroterra veneto. In quest'ultimo territorio, altresì, opera con continuità Francesco Bissolo (Treviso, 1470/1472 – Venezia, 20 aprile 1554) che traduce in modo semplificato l'arte del grande maestro ricombinandone schemi e figure.
Ma non solo nel Lombardo - Veneto si diffonde il linguaggio belliniano, anche in una parte della Romagna con artisti quali Lattanzio da Rimini (attivo dal 1492 – dopo il 1524) e Niccolò Rondinelli (1450 circa – Ravenna, 1510) e in Friuli dove sarà operativo Marco Bello (Venezia, 1470 circa – Udine, 1523) . Infine, anche nei possedimenti veneziani dell'Istria e della Dalmazia troveremo attivi alcuni dei pittori già ricordati come Girolamo Galizzi e Francesco Bissolo.
La capillare diffusione di modelli belliniani, qui solo accennata, comporta una sua declinazione in termini indubbiamente semplificati per rispondere alle esigenze più modeste di una committenza meno aggiornata sulle tendenze artistiche correnti, ma che tuttavia entrano in contatto con un pubblico che necessitava di percepire nei termini di una umanità semplice e diretta immagini devozionali nelle quali ritrovare la dimensione sacra calata in un'intonazione affettiva e in un contesto paesaggistico percepito come vicino al quotidiano. In questo senso la pittura di Giovanni Bellini offriva invezioni di grande efficacia che gli artisti sopra citati sapevano utilizzare con semplicità. Così, ad esempio, dalla monumentale Pala di San Zaccaria di Giovanni Bellini si riprendevano le figure della Madonna con il Bambino che venivano riutilizzate in piccoli dipinti per la devozione privata o in sacre conversazioni a mezza figura (figg. 5 - 6).
Nel ricordare i pittori fin qui citati, comunque, non si è tenuto conto di molti altri autori veneti che pur non essendo annoverati tra i collaboratori o tra i più stretti seguaci sono comunque artisti che sono stati influenzati dall'opera del grande maestro e che in maniera occasionale, o più frequentemente, hanno guardato alle sue opere come modello per i loro dipinti e tra questi possiamo citare Vincenzo Catena (1470 circa – 1531), Bartolomeo Veneto (attivo dal 1502 – 1555), Luca Antonio Busati (Parma, 1470 circa – Venezia, 1539?), Pietro degli Ingannati (attivo fra il 1529 e il 1548), Pier Maria Pennacchi (Treviso, 1464 – Treviso, tra il luglio 1514 e il marzo 1515), Marco Palmezzano (Forlì, 1459 – 1539), Filippo Mazzola (Parma, 1460 circa – 1505), padre di Parmigianino, e Francesco Tacconi (Cremona, 1440 circa – dopo il 1490), questi due ultimi operanti al di fuori dei territori della Serenissima, a Parma e dintorni.
Per concludere porteremo come esempio uno dei tanti che è possibile proporre e che riguarda la sacra conversazione raffigurante la Madonna con il Bambino tra quattro santi, nota come Pala Dolfin, di Giovanni Bellini del 1507 nella chiesa di San Francesco della Vigna di Venezia, nella quale Bellini stesso ha ripreso le figure della Vergine con il Bambino da una sua opera precedente, il telero con la Presentazione alla Vergine con il Bambino in trono del doge Agostino Barbarigo con san Marco e sant'Agostino conservato nella chiesa di San Pietro Martire a Murano, sacra conversazione che viene replicata per intero nelle versioni, fino ad ora note, qui riprodotte (figg. 7 – 10).
Bibliografia consigliata:
Fritz Heinemann, Giovanni Bellini e i Belliniani, 2 voll., Venezia 1962.
Fritz Heinemann, Giovanni Bellini e i Belliniani. Supplemento e ampliamenti, Hildesheim, Zürich, New York, 1991.
Anchise Tempestini, I collaboratori di Giovanni Bellini, in "Saggi e memorie di storia dell'arte", XXXIII, (2009), pp. 21 – 107.
Il catalogo della mostra ora in corso a Conegliano (Palazzo Sacrinelli) su questo tema.
Redazione di venetocultura.org
Giovanni Bellini (Venezia, 1430/1435 circa – 26 novembre 1516) è stato il capostipite della pittura veneta del Rinascimento e ha rappresentato un punto di riferimento per molti dei più importanti pittori attivi a Venezia tra Quattro e Cinquecento. Ha compiuto un percorso artistico tra i più lunghi che si possono osservare in un grande artista, passando dalla pittura tardogotica del padre a quella tonale di Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 circa – Venezia, 1510). Tuttavia un aspetto un po' trascurato negli studi su questo grande maestro è la diffusa ricaduta della sua arte sul territorio, intendendo con quest'ultimo termine le realtà socioculturali più provinciali e per ciò ritenute più arretrate, ma che non di rado sanno esprimere declinazioni insospettabilmente originali dell'arte che si produce nei grandi centri culturali. Nel caso in questione ciò si deve alla schiera piuttosto folta di allievi, collaboratori e seguaci che Giovanni Bellini ha avuto durante la sua lunga carriera artistica. Di questi autori, che chiamiamo belliniani, ci sono ancora molti aspetti sui quali far luce e in modo particolare sull'attività e il ruolo da loro svolti nella bottega del maestro. Quello che conosciamo meglio, invece, è l'attività da loro svolta sul territorio, grazie anche a testimonianze documentarie, dirette e indirette, che ha permesso al linguaggio artistico di Giovanni Bellini di radicarsi diffusamente sui domini della Serenissima, dalla Lombardia al Friuli, dalla Romagna al Cadore, con diversi accenti espressivi e qualità poetiche. In molte delle loro opere si ritrovano soluzioni compositive replicate del maestro, al punto tale che in alcuni casi queste versioni permettono di ricostruire i modelli originari del maestro a noi non pervenuti, come per la Sacra Conversazione della Pierpont Morgan Library di New York la cui Vergine con il Bambino la si ritrova in decine di dipinti di scuola belliniana e replicata, tra gli altri, anche dal giovane Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) (figg. 1-2).
1. Bottega di Giovanni Bellini
Sacra Conversazione tempera su tavola trasferita su tela, 76,8x112,7 cm, New York, Pierpont Morgan Library
Sacra Conversazione tempera su tavola trasferita su tela, 76,8x112,7 cm, New York, Pierpont Morgan Library
2. Lorenzo Lotto
Sacra Conversazione olio su tela, 55x87 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
Sacra Conversazione olio su tela, 55x87 cm, Napoli, Museo di Capodimonte
Raramente si trova nella storia dell'arte una diffusione tanto capillare, sia pur variata da tanti artisti diversi, del linguaggio di un grande maestro che contribuisce, anche per questa via, a fondare l'identità artistico-pittorica di un territorio così vasto qual'era la Serenissima nel periodo della sua massima espansione.
Prendendo brevemente in considerazione questi autori non possiamo che partire da uno dei suoi più stretti collaboratori, nonchè erede della sua bottega alla morte del maestro: Vittore di Matteo (1456 circa – 1529), lui stesso definitosi "Belliniano". Vittore Belliniano presenta una cifra stilistica marcatamente espressiva nella quale la stesura pittorica si fa nervosa e discontinua. Sul piano compositivo non si allontanerà troppo dai dipinti che Giovanni replicherà spesso, con la collaborazione della bottega, per rispondere alle numerose committenze, per la maggior parte di natura privata. Tra i soggetti più rappresentati le sacre conversazioni in formato di mezza figura saranno riprese e variate in numerosi esemplari alcuni dei quali di insospettata qualità, come è il caso, ad esempio, di questo bel dipinto di ubicazione ignota (fig. 3).
3. Vittore Belliniano
Sacra Conversazione olio (?) su tavola, 83,2x119,3 cm, ubicazione ignota
Sacra Conversazione olio (?) su tavola, 83,2x119,3 cm, ubicazione ignota
Che Vittore Belliniano fosse al suo tempo un artista piuttosto considerato lo dimostra il fatto di essere stato chiamato, assime a Carpaccio e Lazzaro Bastiani, a far parte di una commissione che doveva dirimere una contesa relativa all'adeguato compenso da pagare a Giorgione per la sua realizzazione degli affreschi del Fondaco dei Tedeschi realizzati nel 1508. L'artista, dopo aver ereditato la bottega del maestro alla sua morte, continuerà a dipingere seguendo con ossequio i modi del caposcuola veneziano, ma venendo inevitabilmente emarginato dal nuovo corso preso dalla pittura veneta a inizio Cinquecento con Giorgione prima e Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576) poi.
Altro importante collaboratore nella bottega di Giovanni Bellini fu Rocco Marconi (documentato a Venezia dal 1504 al 1529), probabilmente l'artista di maggior talento tra gli autori di scuola belliniana, il quale, una volta uscito dalla bottega del maestro alla morte di questi, cambierà decisamente stile aderendo ai modi di Palma il Vecchio (Serina, 1480 circa – Venezia, 1528). Anche lui si confronta, come Vittore Belliniano e tanti altri artisti veneti del tempo, con il tema della sacra conversazione a mezza figura, della quale si conoscono notevoli realizzazioni come quella qui riprodotta (fig. 4).
4. Rocco Marconi
Sacra Conversazione olio su tavola 101,6x67 cm, Montichiari (BS), collezione privata
Sacra Conversazione olio su tavola 101,6x67 cm, Montichiari (BS), collezione privata
Al di là dei veri e propri collaboratori della bottega, molti altri autori hanno frequentato quell'ambiente e lì si sono formati artisticamente, operando poi nei territori sotto il dominio della Serenissima e diffondendo molti aspetti dell'arte di Giovanni Bellini che diventano, come già ricordato, sostrato comune della cultura pittorica veneta a cavallo tra XV e XVI secolo.
In Lombardia Andrea Previtali (Berbenno, 1480 circa – Bergamo, 1528), che risulta presente a Venezia nella bottega di Giovanni Bellini nel 1502 e che dopo il suo ritorno a Bergamo guarderà ben presto all'esempio di Lorenzo Lotto, i pittori originari di Santacroce, Francesco di Simone (1470/1475 circa – Venezia, 1508), Girolamo Galizzi (1480 circa – 1556) e Francesco Rizzo (attivo dal 1507 – 1545), gli ultimi due instancabili epigoni dello stile di Bellini, a cui si deve aggiungere Alessandro Oliverio (1500 circa – 1540 circa) spesso confuso con questi ultimi, tutti operosi anche nell'entroterra veneto. In quest'ultimo territorio, altresì, opera con continuità Francesco Bissolo (Treviso, 1470/1472 – Venezia, 20 aprile 1554) che traduce in modo semplificato l'arte del grande maestro ricombinandone schemi e figure.
Ma non solo nel Lombardo - Veneto si diffonde il linguaggio belliniano, anche in una parte della Romagna con artisti quali Lattanzio da Rimini (attivo dal 1492 – dopo il 1524) e Niccolò Rondinelli (1450 circa – Ravenna, 1510) e in Friuli dove sarà operativo Marco Bello (Venezia, 1470 circa – Udine, 1523) . Infine, anche nei possedimenti veneziani dell'Istria e della Dalmazia troveremo attivi alcuni dei pittori già ricordati come Girolamo Galizzi e Francesco Bissolo.
La capillare diffusione di modelli belliniani, qui solo accennata, comporta una sua declinazione in termini indubbiamente semplificati per rispondere alle esigenze più modeste di una committenza meno aggiornata sulle tendenze artistiche correnti, ma che tuttavia entrano in contatto con un pubblico che necessitava di percepire nei termini di una umanità semplice e diretta immagini devozionali nelle quali ritrovare la dimensione sacra calata in un'intonazione affettiva e in un contesto paesaggistico percepito come vicino al quotidiano. In questo senso la pittura di Giovanni Bellini offriva invezioni di grande efficacia che gli artisti sopra citati sapevano utilizzare con semplicità. Così, ad esempio, dalla monumentale Pala di San Zaccaria di Giovanni Bellini si riprendevano le figure della Madonna con il Bambino che venivano riutilizzate in piccoli dipinti per la devozione privata o in sacre conversazioni a mezza figura (figg. 5 - 6).
Da sinistra a destra:
5. Giovanni Bellini
Pala di San Zaccaria (particolare), olio su tavola trasportato su tela, 500x235 cm, Venezia, chiesa di San Zaccaria
6. Francesco Bissolo
Sacra Conversazione (particolare), olio su tavola, 78.1 x 117.5 cm, Londra, National Gallery
Infatti, pur nella solennità del formato della pala d'altare, Giovanni Bellini sapeva descrivere affetti profondamente umani, come ad esempio, nel caso in questione, il gesto premuroso della mano sinistra della Vergine che segue il piede del Figlio. E così i paesaggi, prendendo spunto dagli esempi del maestro, anche nel caso di una loro esigua descrizione si fanno presenti attraverso la luce che ne evidenzia alcuni dettagli significativi, costituendo un ideale contrappunto lirico all'umanità delle figure sacre. 5. Giovanni Bellini
Pala di San Zaccaria (particolare), olio su tavola trasportato su tela, 500x235 cm, Venezia, chiesa di San Zaccaria
6. Francesco Bissolo
Sacra Conversazione (particolare), olio su tavola, 78.1 x 117.5 cm, Londra, National Gallery
Nel ricordare i pittori fin qui citati, comunque, non si è tenuto conto di molti altri autori veneti che pur non essendo annoverati tra i collaboratori o tra i più stretti seguaci sono comunque artisti che sono stati influenzati dall'opera del grande maestro e che in maniera occasionale, o più frequentemente, hanno guardato alle sue opere come modello per i loro dipinti e tra questi possiamo citare Vincenzo Catena (1470 circa – 1531), Bartolomeo Veneto (attivo dal 1502 – 1555), Luca Antonio Busati (Parma, 1470 circa – Venezia, 1539?), Pietro degli Ingannati (attivo fra il 1529 e il 1548), Pier Maria Pennacchi (Treviso, 1464 – Treviso, tra il luglio 1514 e il marzo 1515), Marco Palmezzano (Forlì, 1459 – 1539), Filippo Mazzola (Parma, 1460 circa – 1505), padre di Parmigianino, e Francesco Tacconi (Cremona, 1440 circa – dopo il 1490), questi due ultimi operanti al di fuori dei territori della Serenissima, a Parma e dintorni.
Per concludere porteremo come esempio uno dei tanti che è possibile proporre e che riguarda la sacra conversazione raffigurante la Madonna con il Bambino tra quattro santi, nota come Pala Dolfin, di Giovanni Bellini del 1507 nella chiesa di San Francesco della Vigna di Venezia, nella quale Bellini stesso ha ripreso le figure della Vergine con il Bambino da una sua opera precedente, il telero con la Presentazione alla Vergine con il Bambino in trono del doge Agostino Barbarigo con san Marco e sant'Agostino conservato nella chiesa di San Pietro Martire a Murano, sacra conversazione che viene replicata per intero nelle versioni, fino ad ora note, qui riprodotte (figg. 7 – 10).
Dalla figura in alto a sinistra in senso orario:
7. Giovanni Bellini
Sacra Conversazione (Pala Dolfin), olio su tavola trasportato su tela, 97x141 cm, Venezia, chiesa di San Francesco della Vigna
8. Girolamo da Santacroce
Sacra Conversazione, tela, Rovigo, Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi
9. Andrea Previtali (attribuito)
Sacra Conversazione, tavola, 97x138 cm, Bergamo, Accademia Carrara
10. Bonifacio de' Pitati
Sacra Conversazione, tela, 88x131 cm, Padova, Musei Civici agli Eremitani
7. Giovanni Bellini
Sacra Conversazione (Pala Dolfin), olio su tavola trasportato su tela, 97x141 cm, Venezia, chiesa di San Francesco della Vigna
8. Girolamo da Santacroce
Sacra Conversazione, tela, Rovigo, Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi
9. Andrea Previtali (attribuito)
Sacra Conversazione, tavola, 97x138 cm, Bergamo, Accademia Carrara
10. Bonifacio de' Pitati
Sacra Conversazione, tela, 88x131 cm, Padova, Musei Civici agli Eremitani
Bibliografia consigliata:
Fritz Heinemann, Giovanni Bellini e i Belliniani, 2 voll., Venezia 1962.
Fritz Heinemann, Giovanni Bellini e i Belliniani. Supplemento e ampliamenti, Hildesheim, Zürich, New York, 1991.
Anchise Tempestini, I collaboratori di Giovanni Bellini, in "Saggi e memorie di storia dell'arte", XXXIII, (2009), pp. 21 – 107.
Il catalogo della mostra ora in corso a Conegliano (Palazzo Sacrinelli) su questo tema.
Redazione di venetocultura.org