Jacopo Bassano (Jacopo da Ponte, Bassano del Grappa 1510 circa - 1592)



Cena in Emmaus (1537)
Olio su tela, 250x235 cm

Decorazioni ad affresco (1537-1538)

Duomo di Cittadella

La grande pala insieme alla decorazione ad affresco venne commissionata dall’arciprete Pietro Cauzio e dai massari del comune di Cittadella il 19 agosto 1537. L’opera e gli affreschi dovevano decorare il presbiterio, che dopo la ristrutturazione dell’edificio avvenuta tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo era rimasto privo della decorazione pittorica. Il soggetto del dipinto, che è nelle corde della sensibilità dell’artista, suggerisce a Jacopo un’interpretazione del tema sacro in termini di quotidianità domestica. Così, nel momento in cui i due discepoli riconoscono Cristo risorto in atto di spezzare e benedire il pane, tutto intorno la vita continua a svolgesi in modo apparentemente ordinario. Il locandiere osserva i commensali con aria lievemente annoiata mentre in secondo piano una donna scosta la tenda quel tanto che basta per farci vedere il lavoro in cucina. Allo stesso modo gli animali sono del tutto indifferenti al fatto che si sta compiendo. Il gatto sulla sinistra guarda furtivo il cane che riposa tranquillo ai piedi di un apostolo e in alto a destra una rondine sembra pronta per spiccare il volo. L’iconografia dell’opera, come probabilmente anche la sua costruzione prospettica, va letta contestualmente alla decorazione ad affresco che venne scoperta nel 1989 a seguito dell’abbattimento di alcuni apparati murari dovuti a ristrutturazioni ottocentesche. Tale decorazione, che nel 1992 fu oggetto di un intervento di restauro, è svolta su due registri sovrapposti inquadrati da finte strutture architettoniche. Dai lacerti che sono emersi si è ricostruito un ciclo pittorico raffigurante alcuni protagonisti dell’antico testamento considerati precursori dell’avvento del nuovo testamento. Giosuè e Sansone prefigurazione di Cristo, il re David prefigurazione del messia quale re e Giuditta, che soccorre il suo popolo, della Vergine Maria. Tali personaggi dell’antico testamento furono tutti protagonisti di una lotta decisiva contro i nemici del popolo ebraico, Giosuè contro gli Amorrei, Sansone contro i Filistei, David conto Golia e Giuditta conto Oloferne. Questa scelta ben precisa si spiega in quegli anni con la presenza in città di Pietro Speziale personaggio di rilievo del pensiero eretico allora circolante in Veneto, successivamente recluso nelle carceri veneziane nel 1541. La chiesa cittadellese voleva così rivendicare a sé il compito di impartire il messaggio evangelico e combattere i nemici della fede, pur in un momento nel quale si guardava ancora con una certa apertura alla riforma luterana. Sul piano stilistico le figure affrescate mostrano un’esuberanza plastico-spaziale che si rafforza anche nel gioco illusivo con l’architettura dipinta, come esemplificato nella figura del Sansone seduto sul ciglio del cornicione aggettante o nello scorcio della figura distesa di Golia. Evidente è ancora una volta il debito con Pordenone, ma la forza espressiva di tale linguaggio ha indotto una parte della critica a chiamare in causa anche il magistero dell’arte michelangiolesca. Il successo di tale impresa decorativa è testimoniato dalla committenza che l’anno successivo il podestà di Cittadella, Cosimo da Mosto, diede al pittore bassanese per realizzare una seconda versione della Cena in Emmaus, opera ora conservata al Kimbell Art Museum di Fort Worth.



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