Alvise Vivarini (Venezia, 1445 circa – 1503/1505)



Cristo benedicente
Olio su tavola, 47x37 cm
Chiesa di San Giovanni in Bragora, Venezia

Il dipinto databile al 1494 circa presenta un'iconografia che l'artista ha realizzato in varie versioni. In area veneta essa deriva forse da un modello di Antonello da Messina, artista che ebbe una forte influenza su Alvise, sul genere di quello conservato alla National Gallery di Londra che conobbe diverse interpretazioni a cavallo tra Quattro e Cinquecento da parte di alcuni pittori veneti a partire da Giovanni Bellini. Questa iconografia dovette conoscere un certo successo nell'ambito della devozione privata, probabilmente anche per il forte impatto emotivo sucitato dall'immagine ravvicinata del volto di Cristo che osserva il fedele, così come per altre iconografie quali il Cristo portacroce o il Cristo alla colonna. Qui però la forza icastica dell'immagine sacra risulta maggiore. Appare infatti sospesa tra astrazione e naturalismo, tra la sua dimensione divina, data dalla rigida frontalità e solennità del gesto assimilabile alla staticità delle icone bizantine, e il naturalismo della luce laterale che fa emergere e percorre la consistenza plastica e fisica della sua figura. Chi osserva l'opera è attraversato da una duplice sensazione: da un lato percepisce i distacco che lo separa dall'immagine la cui ieratica fissità sembra non tener conto dello spettatore, dall'altro l'occhio è invitato a seguire il percorso della luce che investe la figura percorrendola in tutti i suoi dettagli; nei tratti del volto, nei capelli e nella barba, nella mano e nelle pieghe delle vesti. Il consueto colore brillante che caratterizza la produzione pittorica di Alvise, si combina in questo caso con la resa di un attento trapasso dall'ombra del fondo scuro alla luce nel quale sembra venire in parte abbandonata la consueta nettezza e spigolosità volumentrica.