Trionfo di Mardocheo (soffitto)


Presentazione al tempio (ante d'organo)


Probatica piscina (ante d'organo)


Martirio di San Sebastiano


Martirio di San Sebastiano

Paolo Veronese (Paolo Caliari, Verona 1528 - Venezia 1588)



Chiesa di San Sebastiano, Venezia.

La decorazione del soffitto della sagrestia è il primo di una serie di interventi effettuati da Paolo Veronese sulla chiesa nella quale egli lascerà alcune delle sue più significative testimonianze pittoriche elogiate dalla storiografia artistica. Questo primo incarico gli viene commesso nel 1555 dal suo concittadino Fra' Bernardo Torlioni priore dei girolomini in San Sebastiano. Il comparto centrale raffigurante l'Incoronazione della Madonna (olio su tela, 200x170 cm) presenta dei caratteri stilistici che fanno pensare a Correggio per una certa morbidezza nella resa delle superfici, bagnate dall'intensa luce divina e per la fisionomia della Vergine. La brillantezza dei colori, sia pure giocati soltanto sull'azzurro e sul rosso delle vesti, è invece tipicamente veronesiana. I quattro evangelisti San Luca, San Marco (olio su tela, 85x200 cm), San Matteo e San Giovanni (olio su tela, 85x240 cm) raffigurati in articolate posture dimostrano la padronanza dell'artista nella resa degli scorci, mentre la loro scala di grandezza per la quale sono racchiusi a stento nella superfice dipinta gli conferisce notevole imponenza.
Durante il completamento dei dipinti della sagrestia Paolo Veronese sottoscrisse sul finire del 1555 con lo stesso committente il contratto per la decorazione del soffitto della chiesa. Il lavori iniziarono poco dopo e, con qualche pausa per l'impegno dell'artista in altri lavori, si conclusero nell'estate dell'anno successivo. Le tre tele raffigurano Ester condotta da Assuero (olio su tela, 500x370 cm), Ester incoronata da Assuero (olio su tela, 450x370 cm) e Il trionfo di Mardocheo (olio su tela, 500x370 cm). Sono considerate dalla critica uno dei maggiori raggiungimenti della sua pittura in cui egli costruisce tali opere sugli scorci vertiginosi delle architetture e delle figure, queste ultime definite con ampia preziosità cromatica e di dettaglio nella descrizione delle vesti. I movimentati panneggi e l'abile regia luminosa crea una vivacità di effetti chiaroscurali che contribuisce ad arricchire il ritmo compositivo della narrazione. Particolarmente spettacolare risulta l'episodio del Trionfo di Mardocheo in cui l'avanzare di cavalli sembra quasi farli cadere nel vuoto dello spazio reale sottostante.
Nel 1558 la decorazione della chiesa venne portata avanti dall'artista con la realizzazione di un ciclo di affreschi sulla parte alta delle pareti della navata centrale con episodi della vita di San Sebastiano. Iniziato probabilmente con i pennacchi dell'arco trionfale in cui vi è raffigurata l'Annunciazione, le varie raffigurazioni sono incorniciate da finte architetture fantasiosamente decorate che comprendono anche colonne tortili sul modello di quelle realizzate da Raffaello e la sua scuola nella serie degli arazzi vaticani. I due riquadri maggiori rappresentano San Sebastiano davanti a Diocleziano e il Martirio di San Sebastiano (350x480 cm) avvenuto a bastonate per ordine dello stesso Diocleziano. Il primo dei due episodi cominciò a rovinarsi a causa della salsedine già pochi anni dopo richiedendo un nuovo intervento dell'artista che provvide a ricoprire la parete con una composizione analoga realizzata su tela, di cui oggi sopravvive un solo frammento ad Atene (collezioni reali). Tuttavia l'affresco dopo essere stato restaurato risulta abbastanza leggibile e ci mostra la figura del centurione Sebastiano che dopo essere miracolosamente sopravvissuto alle ferite delle freccie giunge al cospetto dell'imperatore per rimproverargli la persecuzione dei cristiani. Di particolare interesse l'invenzione compositiva nella raffigurazione del San Sebastiano saettato in cui le figure degli arceri e quella del santo si affrontano su pareti opposte come se le freccie attraversassero lo spazio reale della navata. Sul registro inferiore, frutto della collaborazione degli aiuti, figure dell'antico testamento e degli apostoli.
La decorazione pittorica dell'organo venne condotta dall'artista contemporaneamente a quella ad affresco delle attigue pareti. Sul lato esterno delle portelle vi è raffigurata la Presentazione al tempio (490x190 cm) ricca di preziosità cromatiche che si accendono in un fluido dispiegamento narrativo. Anche per quelle interne, diversamente dalla consuetudine che suggeriva per due superfici separate altrettanti autonomi dipinti, viene realizzata un'unica scena raffigurante la Probatica piscina. Egli utilizza l'elemento architettonico per unificare idealmente i due spazi e la figura dello storpio sulla sinistra che con gesto indicante rimanda a quella di Cristo sulla parte destra della composizione. La pala dell'altar maggiore, raffigurante la Madonna col Bambino in gloria, San Sebastiano e altri cinque santi (420x230 cm), venne probabilmente eseguita tra il 1559 e il 1561 su commissione di Elisabetta Soranzo. La struttura compositiva è segnata dalle due colonne scanalate che ne accentuano la verticalità, a una delle quali è legato San Sebastiano vertice di un ideale triangolo alla cui base stanno Giovanni Battista e Pietro. Veronese pone in modo inconsueto il volto del santo titolare in ombra caratterizzando puntualmente ognuna delle figure che volge lo sguardo all'apparizione celeste. A tale riguardo Carlo Ridolfi ricorda come Veronese avesse effigiato nelle vesti di Franceso il priore del convento fra' Bernardo Torlioni amico dell'artista. La Madonna col Bambino appare tra varie figure angeliche alcune delle quali musicati, con una di esse che si sporge in basso rendendo maggiormente percepibile la vicinanza con i santi in estatica contemplazione.
La pala dell'altar maggiore, raffigurante la Madonna col Bambino in gloria, San Sebastiano e altri cinque santi (420x230 cm), venne probabilmente eseguita tra il 1559 e il 1561 su commissione di Elisabetta Soranzo. La struttura compositiva è segnata dalle due colonne scanalate che ne accentuano la verticalità, a una delle quali è legato San Sebastiano vertice di un ideale triangolo alla cui base stanno Giovanni Battista e Pietro. Veronese pone in modo inconsueto il volto del santo titolare in ombra caratterizzando puntualmente ognuna delle figure che volge lo sguardo all'apparizione celeste. A tale riguardo Carlo Ridolfi ricorda come Veronese avesse effigiato nelle vesti di Franceso il priore del convento fra' Bernardo Torlioni amico dell'artista. La Madonna col Bambino appare tra varie figure angeliche alcune delle quali musicati, con una di esse che si sporge in basso rendendo maggiormente percepibile la vicinanza con i santi in estatica contemplazione.
Nella Madonna col Bambino tra Santa Caterina e Sant'Antonio (56x67 cm) l'artista sembra riecheggiare nel tenero abbraccio della Madre con il Figlio tipologie di derivazione raffaellesca. La datazione dell'opera risulta problematica presentando una discrepanza tra l'aspetto stilistico e la circostanza della committenza sostenuta da una parte della critica sulla scorta dell'identificazione della figura di destra con quella del frate girolamino Michele Spaventi che reca i cosueti connotati iconografici di Sant'Antonio, il libro e il giglio bianco. Tale identificazione trova riscontro anche nelle lettere FSM ricamate nel cuscino sul quale poggia il Bambino. La circostanza sarebbe data dal trasferimento del frate da Treviso alla chiesa di San Sebastiano avvenuto nel 1578. Tuttavia lo stile del dipinto sembra meglio accordarsi con le opere dipinte da Veronese all'inizio del decennio 1560-1570 e in modo particolare agli affreschi di Villa Barbaro a Maser.
Per le pareti laterali della tribuna della chiesa nel 1565 Veronese dipinse le due tele con I santi Marco e Marcelliano esortati al martirio da San Sebastiano e San Sebastiano esortato inutilmente all'abiura (355x540 cm). La prima delle sue opere fa riferimento a un episodio narrato nella Passio scritta probabilmente dal monaco Arnobio il Giovane nel V secolo. Il momento raffigurato è quello in cui i due fratelli Marco e Marcellaino escono dal Palazzo Pretorio per essere condotti al martirio incoraggiati da San Sebastiano che li aveva convinti a non abiurare la fede cristiana. Egli si volge verso di loro indicando il cielo per ricordargli la gloria celeste che li attende. Sono seguiti dalla figura della madre sofferente e sdegnata e di fronte quella del padre anch'egli con le braccia aperte ad indicarne il turbamento e il dolore. In ginocchio sulla gradinata le giovani mogli con i figli in atteggiamento supplichevole. Nella tela seguente Sebastiano viene legato dai suoi aguzzini mentre egli con gesto indicante verso l'alto fa riferimento all'unico vero Dio cui rendere culto. L'elemento architettonico contribuisce a dare il ritmo compositivo dell'opera con l'arco centrale entro cui è inquadrata dal figura del santo e l'imponente architettura sulla sinistra abilmente suggerita, davanti alla quale si trova la statua di un idolo pagano. Sul primo piano si accalcano numerosi personaggi variamente caratterizzati anche dalle diverse fogge degli abiti, tra cui spicca quello in piedi a sinistra volta di spalle, in cui l'artista da sfoggio della sua preziosità cromatica anche con effetti di riflessi cangianti come nella figura incappucciata china su quella del santo. All'estrema sinistra si vede una mano che brandisce un bastone a indicare l'imminente morte che attende Sebastiano.
Infine, di diversi anni più tarda è la Crocifissione (260x125 cm) dipinta per la cappella della famiglia Garzoni, databile sull'ottavo decennio del secolo. Appesantita in passato con alcune ridipinture soprattutto ottocentesche è ora bene leggibile nella sua qualità originaria che ha orientato la critica ad attribuirle in pieno l'autografia veronesiana. La carica patetica espressa del gruppo della Vergine svenuta con la Maddalena che alza lo sguardo verso Cristo trova ulteriore intensità nella figura di Giovanni che sembra irrompere dentro la scena, stagliandosi in un efficace controluce.