Jacopo Tintoretto (Jacopo Robusti, Venezia 1519-1594)



Gli ebrei nel deserto rifiutano la manna (1592-1594 circa)
Olio su tela, 377x576 cm

Ultima cena (1592-1594 circa)
Olio su tela, 365x568 cm

Chiesa di San Giorgio Maggiore, Venezia

I due dipinti furono realizzati per la decorazione delle pareti laterali del presbiterio, dove si trovano tutt'ora, che risultava ancora in costruzione nel 1589. La loro datazione dovrebbe collocarsi nell'ultimissima attività dell'artista, circa tra il 1592 e il 1594, anno della sua morte e sono evidentemente connessi al tema eucaristico caro allo spirito della controriforma. La prima tela tradizionalmente indicata come la caduta della manna è stata giustamente interpretata come rappresentazione di un'episodio del libro biblico dei Numeri (XX, 5) in cui si legge delle lamentele contro Mosè del popolo ebreo anche per l'insofferenza di cibarsi della manna. I vari personaggi infatti appaiono indifferenti al cibo celeste che giace a terra, ogniuno impegnato in varie mansioni. L'inconsueto soggetto era forse allusivo a chi nel Cinquecento non credeva nella transustanziazione, cioè la trasformazione del pane nel corpo di Cristo durante l'eucarestia. La composizione è svolta in maniera piuttosto diversa rispetto all'altra opera con un'impaginazione frontale e una scansione dei piani di profondità sostanzialmente parallela al piano del quadro. L'illuminazione diffusa bagna di una luce argentea la maggior parte delle figure collocando quella protagonista di Mosè in primo piano a destra. Nell'Ultima cena, la più celebre versinone di questo tema realizzata dall'artista, lo spazio è scandito, come si è già visto per le versioni precedenti, dall'andamento obliquo della lunga tavola. L'ambientazione buia accende di forti contrasti le figure illuminate dalla lampada sul soffitto e dal rilucente nimbo di Cristo. Questi è intento a servire il pane spezzato agli apostoli in un contesto di quotidiana e popolare umanità, bene espressa dall'ambientazione resa nei suoi elementi essenziali e dalle figure degli inservienti, ma anche da dettagli come quello del gatto che guarda dentro la cesta. Sulla dimensione domestica e ordinaria prevale tuttavia quella di intensa spiritualità data sia dalla luce che promana da Cristo, sia dalla presenza delle eteree figure angeliche.