Giambattista Piazzetta (Venezia, 1683 – 1754)


Giuditta e Oloferne
Olio su tela, 197 x 186 cm
Scuola Grande dei Carmini, Venezia

La mancanza di attestazioni che testimoniano il pagamento dell'opera nei documenti della Scuola, fa ipotizzare che il dipinto sia giunto in seguito a una donazione e poi collocato nella Sala dell'Archivio dopo il 1745, anno in cui venivano conclusi i restauri delle cornici barocche che ospitano le tele che decorano tale ambiente. Il dipinto rientra in un progetto iconografico che vede la raffigurazione di sibille ed episodi dell'antico testamento che rimandano ad alcune virtù della Vergine Maria. Secondo la testimonianza del suo ideatore, l'opera di Piazzetta alluderebbe alla sconfitta, per opera di Maria, del "mostro infernale" e ancora "la consolatione de' Giusti, e la gloria del Popolo Cristiano per non dire Veneziano".
La posa un poco vacillante di Giuditta sembra quasi esprimere il ribrezzo dell'eroina del popolo ebraico per il brutale gesto che si accinge a compiere, per salvare la città di Betulia dall'assedio degli Assiri. Sulla destra fa capolino, dietro la tenda, la serva che aiuterà Giuditta nel portare a compimento la sua azione efferata. Le figure dei due protagonisti della vicenda emergono dal fondo scuro con pallidi incarnati e la tenue tinta lilla della veste di Giuditta. In particolare il gusto per l'intonazione pastello della veste di quest'ultima ha indotto taluni studiosi a vedervi la partecipazione dell'allievo di Piazzetta, Giuseppe Angeli.