Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 circa - Venezia 1576)



Caino uccide Abele
Olio su tela, 298x282 cm

Sacrificio di Isacco
Olio su tela, 328x284,5 cm

Davide e Golia
Olio su tela, 300x285 cm

(1542-1544)
Chiesa di Santa Maria della Salute (sagrestia), Venezia

Le tre tele decoravano in origine il soffitto della navata centrale della chiesa degli agostiniani di Santo Spirito in Isola e pervennero nel 1657 nella sede attuale a seguito della soppressione di quell'ordine, venendo probabilmente ricollocate secondo l'originaria disposizione. Originariamente commesse a Giorgio Vasari nel 1541, dopo il rientro di questi a Roma nell'agosto di quell'anno, la loro esecuzione venne affidata l'anno successivo a Tiziano. La scelta dei soggetti rientrava in un complessivo programma iconografico della chiesa incentrato sugli episodi dell'antico testamento in cui vi è prefigurato il sacrificio di Cristo. Le opere vennero portate a compimento entro il 1544 e rappresentano una delle testimonianze più significative del momento manierista del pittore. Ciò si evidenzia nella veemenza plastica delle figure e nell'articolazione delle pose esaltata da una forte visione di scorcio dal sotto in su. Si noti ad esempio la figura di Abele che sembra quasi precipitare sopra l'osservatore o quella piegata del giovane Isacco di cui scorgiamo il viso rivolto verso il basso. Il gusto per la complicanza delle pose è particolarmente visibile anche nella figura del giovane David in atto di ringraziare Dio dopo l'uccisione del temuto nemico con le sue gambe che si intrecciano al braccio sinistro del corpo senza vita di Golia. Sembra attendibile pensare che tale sforzo compositivo teso a esaltare la difficoltà e il virtuosismo tecnico, in accordo con la sensibilità manierista, fosse stato indotto in Tiziano anche dalla committenza che si era affidata per la decorazione pittorica a due dei principali rappresentanti del manierismo tosco-romano: Giuseppe Porta detto il Salviati e, appunto, Giorgio Vasari. È significativo che proprio quest'ultimo esprimesse un giudizio molto positivo su tale ciclo nella seconda edizione delle Vite… (1568) definendoli "bellissimi, per aver atteso con molta arte a far scortare le figure al di sotto in su". A questo ciclo appartengono anche otto tondi raffiguranti i quattro evangelisti e i quattro dottori della chiesa, probabilmente collocati in origine agli angoli delle tre tele, la cui esecuzione si deve però ad un assistente del maestro cadorino.