Jacopo Tintoretto (Jacopo Robusti, Venezia 1519-1594)



Scuola grande di San Rocco, Venezia

Decorazione della Sala dell'Albergo

L'assegnazione della commessa per la decorazione di questo ambiente della Scuola vide protagonista Tintoretto che con notevole spregiudicatezza seppe ottenere l'incarico per la sua realizzazione. Il consiglio della Scuola deliberò di mettere a concorso l'incarico da assegnare invitando diversi artisti a presentare un modello per la tela dell'ovale centrale del soffitto. Tintoretto non si limitò a presentare un modello ma, come ci ricorda Giorgio Vasari, "tolta la misura della grandezza che aveva ad essere l'opera, e tirata una gran tela, la dipinse senza che altro se ne sapesse con la solita sua prestezza, e la pose dove aveva da stare". L'artista fece dono nel giugno 1564 della tela con il San Rocco in gloria (240x360 cm) alla Scuola che, trovandosi di fronte al fatto compiuto e apprezzandone la realizzazione, si risolse di affidare a Tintoretto l'intera decorazione della sala, a cui fece seguito negli anni successivi anche l'incarico per gli altri due ambienti della Scuola. In tale opera Tintoretto dimostra la sua abilità nella realizzazione di scorci audaci, con la figura dell'Eterno Padre di grande forza dinamica. Nelle tele delle pareti vi sono illustrati gli episodi della passione di Cristo, con quella più grande posta nella parete di fondo raffigurante la Crocifissione (536x1224 cm). Questa è una delle più celebri rappresentazioni dell'artista in cui egli riesce a orchestrare magistralmente una visione d'insieme di grande impatto drammatico. Di fronte alla tela il fedele è quasi trascinato dentro la raffigurazione nell'osservare i numerosi personaggi e i vari accadementi in atto. Egli elimina ogni possibile staticità del soggetto, riuscendo a presentare il drammatico avvenimento nel suo susseguirsi, come evidenziato dalla crocifissione dei due ladroni in pieno svolgimento. Il gruppo ai piedi della croce con la Vergine svenuta riprende l'idea già realizzata nella pala dei Gesuati, ma con maggiore efficacia drammatica. Notevoli anche le altre raffigurazioni sulle pareti con Cristo davanti a Pilato (515x380cm) che appare al contempo fragile nell'esile corpo e forte nel modo in cui la sua figura domina la scena. Nella Salita al Calvario (515x390 cm) la particolare impaginazione scelta dall'artista rende efficacemente il lento incedere del lungo corteo, cogliendo l'eroica sofferenza di Cristo che si staglia in controluce visto dal basso. Infine nell'Ecce Homo (260x390 cm) sopra la porta d'ingresso Ponzio Pilato sulla destra, bilanciato dalla figura in armi sulla sinistra, presenta al popolo con gesto enfatico la figura di Cristo sofferente, la cui veste aperta come un mantello regale reca le tracce di sangue del corpo flagellato.

Decorazione della Sala Grande

La decorazione della sala fu realizzata dall'artista tra la fine del 1575 e il 1578. Per prime vennero realizzate le tele del soffitto con temi tratti dall'antico testamento legate in modo particolare al libro dell'Esodo. Quella centrale fu la prima ad essere realizzata e fu conclusa per la festa di San Rocco il 16 agosto 1576. Raffigura l'Erezione del serpente di bronzo (840x520 cm), prefigurazione della salvezza portata dal sollevamento di Cristo sulla croce visibile nella sala adiacente. La composizione si svolge per linee diagonali e presenta acccentuati caratteri michelangioleschi, poi abbandonati nelle composizioni successive, nelle figura della parte bassa che lottano contro i serpenti. In alto l'Eterno Padre alza la mano con gesto perentorio rivolgendosi a Mosè che sulla cima del colle a sinistra invita a guardare il serpente. Il Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia (550x520 cm) e la Caduta della manna (550x520 cm) alludono, assieme alla tela maggiore, alle funzioni cui era chiamata questa Scuola, di guarigione e liberazione dal male, lenimento della fame e della sete. Lungo le pareti diversi episodi legati alla vita di Cristo tra i quali quello già più volte trattato dell'Ultima Cena (538x455 cm) in cui è ripreso lo schema che si sviluppa in diagonale. Non mancano soluzioni di particolare originalità come nell'Adorazione dei pastori (542x455 cm) ambientata all'interno di un fienile su due livelli e la luce divina che filtra dal tetto scoperto. Da segnalare la tela con la Tentazione di Cristo (539x330 cm) in cui la figura demoniaca è resa con molle sensualità mentre invita Cristo, isolatosi in un precario rifugio, a trasformare le pietre in pane. In questa sala è altresì esposta su cavalletto una tela con la Visitazione realizzata dall'artista nel 1588, originariamente collocata sopra l'arco d'accesso all'ultima rampa di scale che porta a questo ambiente. Il dipinto mostra l'abilità compositiva nel raffigurare il tenero abbraccio tra Maria e Santa Elisabetta che rivela con immediatezza la carica emotiva del loro incontro.

Decorazione della sala Inferiore

Le otto tele che decorano questo ambiente furono realizzate tra il luglio 1583 e l'agosto 1587. Rappresentano episodi della vita della Vergine e dell'infanzia di Cristo, e due tele raffiguranti Santa Maria Maddalena (425x209 cm) e Santa Maria Egiziaca (425x211 cm). Anche in queste scene si osservano alcune felici invenzioni. Nell'Annunciazione (422x545 cm), l'angelo in volo acrobatico irrompe nella stanza della Vergine insieme a una moltitudine di angioletti che seguono quasi come una scia la colomba dello Spirito Santo. L'apparizione angelica avvine in un contesto fortemente caratterizzato in senso realistico che ne fa risaltare per contrasto la dimensione soprannaturale. L'artista si sofferma su diversi dettagli "veristi", come il muro scrostato in primo piano o il notevole brano dei legni accatastati sulla sinistra che formano il disordinato laboratorio del falegname visibile al lavoro in secondo piano, del tutto indifferente all'apparizione celeste. Il paesaggio invece è protagonista della Fuga in Egitto (422x580 cm), i cui elementi naturali che lo compongono presentano per la pittura veneta una forza inusuale, paragonabile all'arte nordica. Questi caratteri sono ancor più evidenti nelle raffigurazioni delle due sante eremite, che quasi paiono inghiottite dalla natura soverchiante la cui ambientazione notturna gli conferisce ancora maggiore suggestione, nei bagliori di luce che accendono la vegetazione, i corsi d'acqua e le nubi sullo sfondo. Sono scenari che sembrano irreali, quasi una proiezione interiore delle due sante.